
Erano attenti. Vigili. A loro non sfuggiva niente. Un presidio rassicurante, che in gran parte si sta perdendo. Ogni palazzo ne aveva uno, a volte anche due, perché magari erano in coppia. Moglie e marito che si alternavano in quella che una vita si chiamava guardiola. Erano i portinai/portieri. O custodi. Uno dei simboli di un’Italia che non c’è più. Erano preziosi come poche figure risultavano essere. Erano custodi di palazzi, ma anche di storie, pettegolezzi, segreti. Sapevano tutto e vedevano tutto. Ed erano anche efficaci e professionali. Un lavoro che oggi andrebbe nobilitato. E c’è chi, ancora oggi, lo fa con una professionalità e una dignità che rendono il ruolo ancora più “alto”. Perché è la verità: se nel tuo palazzo c’è un custode, puoi ritenerti fortunato.

E c’è chi lo sa, lo sa bene. Se ne rende conto è addirittura lo celebra. Come Masssimo Mammarella, che abita nel grande condominio, compositore e autore, che al proprio “custode”, e a tutti gli altri “colossini”, dedica una canzone. Il custode si chiama Antonio Capodivento e lavora al super condominio di viale Marelli 19 (per tutti “il Colosseo” da parecchi anni. Nella canzone, oltre a lui, si celebra la comodità e diciamo anche il privilegio, di vivere in centro in una grande città, servita da tutte le comodità, i negozi e i sevizi, che si trovano a un passo da casa. Forse, non è solo una canzone, ma una riflessione a rivalutare tanti aspetti che diamo per scontato e professioni nobili e preziose.
Va anche ricordato che Antonio Capodivento, nato a Milano nel 1960, nel 2021 ha vinto il premio nazionale “Portiere dell’Anno 2021”
