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Arte & Cultura

Il sestese doc Marco Colombo racconta il suo primo libro “Di Ferro e Cuoio”

Novembre 01, 2020

E’ uscito il 28 ottobre “Di Ferro e Cuoio”, primo libro di Marco Colombo. Sestese Doc, penna e voce del cult band Carver, ex frontman dei disciolti Motel 20099, esploratore e uomo d’affari, Colombo racconta la genesi e i temi che caratterizzano il suo romanzo noir. Il libro è già disponibile alla libreria Tarantola.

Salve Marco, ci potrebbe raccontare cosa significa per lei vivere a Sesto San Giovanni? 

Devo ammettere che essere di Sesto San Giovanni è per me un grande orgoglio. Quando nasci e cresci a Sesto vivi in prima persona una vera e propria palestra di vita. La città ti dà la possibilità di confrontarti con una realtà sincera e a volte anche dura, che però ti forma e ti fa crescere in modo autonomo. Penso che la nostra città, a differenza di altri comuni limitrofi dell’hinterland milanese, abbia un senso di comunità molto più forte ed evidenziata da tutti i suoi  abitanti. Ci tengo a ricordare che quando qualcuno mi chiede di dove sono, preferisco sempre dire che sono di Sesto e non di Milano, è questione di orgoglio, di vera Sestesità, un tratto distintivo. 

Come ha scoperto la sua passione per la scrittura e come l’ha coltivata?

Per quanto riguarda la parte artistica della mia vita devo essere sincero e ricordare che la letteratura, oltre alla musica, è stato da sempre il mio più grande interesse. Sono stato per tanti anni il front man della rock band Motel 20099, scioltisi successivamente nel 2012, e ho suonato nel gruppo elettronico Carver. Ma se si parla del mondo letterale devo ammettere che scrivere e leggere sono due delle mie passioni primarie. Nella mia vita ho scritto piccoli racconti e poesie e letto moltissimo. Questa è la prima volta che mi sono cimentato nella scrittura di un romanzo, ma mi sento pronto per questo passo importante. 

Perchè ha scelto il titolo “Di Ferro e Cuoio”? Cosa significa per lei? Che messaggio ha voluto lanciare con il suo romanzo? 

Il libro è una fiction, un romanzo, non lancia un messaggio diretto al pubblico, ma racconta una storia verosimile. Il titolo evocativo “Di Ferro e Cuoio” è stato pensato dettagliatamente perché richiama due elementi fondamentali della periferia nella quale è ambientato il romanzo. I due elementi che ricorrono all’interno del romanzo noir sono il Ferro; metafora, visto che il romanzo é ambientato in una cittadina madre dell’industria dell’acciaio pesante e perché in gergo della strada il ferro significa pistola. E il Cuoio; che vuole ricordare il vecchio calcio e quindi i palloni di cuoio, in quanto il romanzo prende forma su un campetto di periferia

Dove ha trovato l’ispirazione per i suo primo libro? 

La mia passione per la scrittura nasce della lettura. Mi posso definire grande lettore. Non è stato quindi troppo complicato trovare la giusta ispirazione per questo libro. Sentivo di aver trovato una storia interessante. Pensavo di aver raggiunto la maturità giusta per arrivare ad un punto simile della mia vita e, senza paura, ho iniziato a scrivere con la consapevolezza di quello che stavo facendo. 

Qual è il suo pubblico ideale? A che lettore ha pensato durante la scrittura del romanzo? 

Sicuramente mi piacerebbe che questo mio primo romanzo fosse rivolto ad appassionati del genere stesso in primis. Inoltre vorrei che tutte quelle persone che non amano la letteratura, che la catalogano come troppo intellettuale, riscoprano cosa significa leggere e quanto sia importante la letteratura stessa. Vorrei ricordare che questo libro è scritto con il linguaggio della  strada e quindi è accessibile a chiunque. La mia speranza è quindi che questa mio lavoro si rivolga a diversi tipi di pubblico.

Secondo la sua idea, che relazione c’è tra la scrittura e la società, con le sue influenze politiche e culturali? E come convivono questi aspetti nella sua produzione letteraria, anche in questo periodo? 

Beh, la mia generazione è da sempre stata abituata a tanti stimoli, che prima non esistevano: dalla televisione, all’idea di estetica, fino a un nuovo tipo di letteratura.  Secondo me in un romanzo l’importante è creare una verosimiglianza in cui tutti si possano identificare. In secondo luogo c’è poi la creazione di una parte puramente narrativa. Per essere credibile uno scrittore deve saper raccontare la realtà che vive e la sua personale esperienza, facendola trapelare alla società e ai lettori.  Penso che tutta l’arte che conosciamo nasce da momenti di difficoltà. E la mia speranza è che, in un periodo del genere, si possa comunque svoltare dal punto di vista culturale. 

Com’è il rapporto tra lei e Matteo Cantaluppi? Come e quando è nata questa collaborazione? 

Matteo è un amico conosciuto tanti anni fa. Aveva prodotto la prima demo dei Motel 20099, poi nel corso degli anni ha fatto lui da produttore a tutti i nostri lavori. Matteo è diventato qualcosa di enorme a livello di produzione, basta citare Francesco Gabbani, The Giornalisti, Le Vibrazioni e tanti altri personaggi di spicco con cui ha collaborato. Ha una grande sensibilità  per il pop e dimestichezza tra brani da classifica e musica trasversale, anche underground. Matteo è stato uno dei primi a leggere il libro ed insieme a lui abbiamo deciso di creare un’apposita colonna sonora dedicata all’unicità del romanzo. 

Si rispecchia nella nuova Sesto o ha nostalgie del passato?

Chiaro che abbia nostalgia dei tempi andati della vecchia Sesto che nasceva appena dopo la chiusura delle fabbriche. Ma bisogna sempre ricordare che era il mondo che era diverso, non solo Sesto. Secondo il mio parere personale non è corretto vivere nel passato, ma, anzi,  bisogna vivere pensando al futuro con speranze e voglia di andare avanti per fare sempre meglio.

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